lunedì 22 febbraio 2021

JEEG ROBOT D'ACCIAIO - Tra fantasia e verità storiche. Quando i cartoni animati avevano una funzione educativa...

 


Sembra la cronistoria della serie animata Jeeg Robot d’Acciaio di Go Nagai, il padre degli anime robot giapponesi: il professor Shiba, noto scienziato giapponese, durante una ricerca archeologica nel Kyushu, scopre un'antica campana di bronzo. Decifrate le antiche iscrizioni che l'adornavano, venne a conoscenza dell'esistenza di un popolo tecnologicamente avanzatissimo: l'antico regno Yamatai, governato dalla malvagia regina Himika. Il regno Yamatai non si era estinto, si era ibernato nella roccia in attesa di ritornare in vita: solo la magica campana di bronzo gli avrebbe permesso di conquistare il mondo. Per questo il professore decide di nascondere la campana e approfittando di un grave incidente di laboratorio in cui viene disgraziatamente coinvolto suo figlio Hiroshi, gli salva la vita trasformandolo in cyborg e miniaturizzandogli nel petto la campana, rendendolo invulnerabile. Hiroshi, unendo i guanti, sfrutta l'energia derivatagli dalla campana di bronzo e trasforma il suo corpo nella testa di Jeeg, poi per completare il robot ha bisogno della collaborazione di Miwa, che gli lancia il resto dei componenti dal Big Shooter. 
Per quanto assurdo possa sembrare, nella serie televisiva ci sono molte verità storiche.
Nell’Isola di Kyushu durante alcuni lavori cantieristici è stata rinvenuta un’antica campana di bronzo le cui iscrizioni testimoniano dell’esistenza passata dell’antico e misterioso popolo di Yamatai. 

                        Campana in bronzo Yamatai

A dire il vero si tratta della seconda campana rinvenuta, una prima era stata scoperta nella località si Sapporo ben 50 anni fa dal professor Nomura durante alcuni studi archeologici, ma in quel caso la campana menzionava solamente il popolo di Yamatai e lo descriveva con ideogrammi precisi ed iscrizioni come un fiero e potentissimo nemico. La campana questa volta ritrovata nell’isola di Kyushu invece riporta iscrizioni e disegni del tutto nuovi ed apparentemente incisi dagli Yamatai stessi. Il reperto è stato subito trasportato presso l’università degli studi archeologici di Tokyo, il cantiere chiuso ed i lavori sospesi. Non hanno dubbi gli esponenti della setta di Imicu, che reputano il ritrovamento dell’antica campana come segno di una prossima fine del mondo e per la quale si sono già mossi con processioni e accampamenti da, per e lungo i luoghi del sito.
Abbiamo diverse notizie circa l'impero Yamatai, dalle fonti cinesi coeve, apprendiamo che nel tardo periodo Jomon (10.500 a.C. - 300 a.C.) era presente una confederazione di stati feudali chiamata con tale nome. Iniziò a svilupparsi al momento delle prime invasioni del Giappone da parte di popolazioni nomadi protonipponiche, attorno al 620 a.C. e si diede un'organizzazione feudale verso il 550 a.C. Esso crebbe notevolmente durante il successivo periodo, l'era Yayoi (300 a.C. - 300 d.C.). Era composto da cinque contee confederate, ognuna governata da un alto ufficiale che forniva loro anche il nome. Ogni "governatore" rispondeva al sovrano, che era però privo di un reale potere. 
L'attuale imperatore del Giappone, tra l'altro, attuale rappresentante della dinastia Imperiale del Giappone discende direttamente dall'antica dinastia Yamato. Due di queste contee si chiamavano "Ikima" (il cui significato dovrebbe essere "montagna dalle cinque vette") e "Mimashiwo" ("tre montagne e quattro falde"). Altre due contee si chiamavano "Mimakakuki" e "Nakatai". La quinta regione si chiamava Amaso. 
Fonti cinesi del VI secolo d.C. narrano che intorno al 215 a.C. una terribile sacerdotessa Yamatai di nome Himika prende il potere con la forza e incoronata imperatrice dell'impero Yamatai.

Statua della regina Himika alla stazione di Kanzaki.

In veste di sacerdotessa-imperatrice, Himika teneva, assai probabilmente, il popolo soggiogato, in ciò aiutata da una guardia pretoriana che la proteggeva e faceva rispettare le leggi in modo perentorio. La sua crudeltà era diventata proverbiale non solo in Gappone ma in tutto l'Oriente. Solo un Jeeg avrebbe potuto fermare il suo regno di nefandezze. 

Takeru giapponese del XIV sec. d.C.


Takeru della serie tv "Jegg Robot d'acciaio"

Nell'antica mitologia giapponese il "Jeeg" era un guerriero difensore del popolo contro le prepotenze di governanti e imperatori. Egli appariva misteriosamente tra lampi di luce e distruggeva ogni forma di male sulla terra. In età feudale giapponese il Jeeg era un guerriero solitario addestrato alle arti marziali e combatteva ogni sopruso da parte dei potenti.  

PERSONAGGI DELLA SERIE TV:


La regina Himika


Ministro Amaso


Ministro Mimashi


Ministro Ikima




lunedì 8 febbraio 2021

CHI E' STATO L'ULTIMO FARAONE EGIZIANO? Non fu Cleopatra l'ultimo faraone egizio.


Circa 4000 anni, è questa la durata della civiltà Egiziana. 

Ma con eccessiva semplificazione i testi didattici pongono la fine dell'impero egiziano al 12 a.C. con la morte di Cleopatra VII Filopàtore. In realtà non è assolutamente così: Cleopatra, celebrata in diversi film Hollywoodiani, aveva poco a che vedere con gli antichi Egizi. Apparteneva alla stirpe tolemaica, di origine greco/macedone. Quando Tolomeo, generale di Alessandro Magno si proclamò re d'Egitto diede vita alla dinastia tolemaica della quale Cleopatra fu l'ultima regina. Non Egiziana, ma greca, ecco le origini di una delle regine più famose della storia di tutti i tempi. Ma chi fu l'ultimo vero Faraone Egiziano? Il suo nome era Pesemetjek, figlio di Amasi. Sesto Africano, storiografo romano vissuto nella seconda metà del II sec. d.C. erroneamente lo chiama Psammecherites, confondendolo però con il suo scriba ufficiale, attribuendogli circa un anno di regno. Manetone, storiografo e scrittore vissuto in Egitto verso la fine del IV sec. a.C. restituisce a Pesemetjek la sua vera identità e la sua storia. Sale al trono nel 530 a.C. all'età di circa 17 anni in un momento storico particolarmente difficile per l'Egitto, segnato da oltre 100 anni di guerre civili e lotte per il potere. Ragazzo colto e molto istruito, aveva ricevuto una ferrea disciplina militare dal generale  e suo protettore Horembhet. "Figlio di Ra - Colui che regna sul giunco e sull'ape", furono questi gli appellativi dell'ultimo faraone egiziano. Appena assunto il potere, nel popolo si accese una nuova speranza, il figlio di Ra venuto per salvare l'Egitto "dai Barbari Persiani".Ma l'Egitto non era più quello di Tutankhamon o di Sethi I, l'esercito non era più quello di Ramses II; non avrebbe mai potuto reggere allo scontro con un esercito nemico di 500 mila uomini, ma il giovane faraone non aveva nessuna intenzione di arrendersi e abbandonare il suo popolo. Nel 529 a.C., nonostante di gran lunga inferiore di numero l'esercito egiziano comandato dal giovane faraone in persona riuscì a respingere il primo attacco persiano infliggendo considerevoli perdite nelle fila nemiche. L'esercito persiano guidato da Ciro II dovette rinunciare al progetto di conquista e ritirarsi a Babilonia, pochi mesi dopo Ciro II muore per le ferite riportate in battaglia. Sale al trono come unico re di Persia il figlio Cambise II che riprende il progetto del padre, con il suo esercito dirige contro l'Egitto. Ma il giovane Pesemetjek nel frattempo aveva reclutato un grande esercito e ben motivato, incoraggiato dal valore e dal coraggio del suo Faraone. Le prime vittorie volsero tutte a favore dell'esercito egiziano, ma il rapporto numerico era di 10 a 1 e così nei pressi di Pelusio Pesemetjek subisce una prima grave sconfitta. Subito dopo molte città egiziane caddero, compresa Tebe; ma non era ancora finita, il faraone organizzò l'ultima resistenza a Menfi. La città resistette all'assedio per circa un anno, difesa dal giovane Faraone fino all'ultima goccia di sangue. Fu espugnata nel 525 a.C.  Cambise, impressionato del valore e dal coraggio del Faraone-ragazzo, ordinò che non venisse toccato, anzi, gli offrì di vivere con tutti gli onori che spettano a un valoroso re, in altre parole, una prigione dorata. Ma un grande re non può vivere in prigione e così si uccise con la sua stessa spada nello sgomento e nella commozione del suo popolo e dello stesso esercito nemico. Nel 525 a.C. muore all'età di 22 anni Pesemetjek: l'ultimo vero Faraone egiziano. E' la fine della millenaria gloriosa civiltà Egizia.