lunedì 22 febbraio 2021

JEEG ROBOT D'ACCIAIO - Tra fantasia e verità storiche. Quando i cartoni animati avevano una funzione educativa...

 


Sembra la cronistoria della serie animata Jeeg Robot d’Acciaio di Go Nagai, il padre degli anime robot giapponesi: il professor Shiba, noto scienziato giapponese, durante una ricerca archeologica nel Kyushu, scopre un'antica campana di bronzo. Decifrate le antiche iscrizioni che l'adornavano, venne a conoscenza dell'esistenza di un popolo tecnologicamente avanzatissimo: l'antico regno Yamatai, governato dalla malvagia regina Himika. Il regno Yamatai non si era estinto, si era ibernato nella roccia in attesa di ritornare in vita: solo la magica campana di bronzo gli avrebbe permesso di conquistare il mondo. Per questo il professore decide di nascondere la campana e approfittando di un grave incidente di laboratorio in cui viene disgraziatamente coinvolto suo figlio Hiroshi, gli salva la vita trasformandolo in cyborg e miniaturizzandogli nel petto la campana, rendendolo invulnerabile. Hiroshi, unendo i guanti, sfrutta l'energia derivatagli dalla campana di bronzo e trasforma il suo corpo nella testa di Jeeg, poi per completare il robot ha bisogno della collaborazione di Miwa, che gli lancia il resto dei componenti dal Big Shooter. 
Per quanto assurdo possa sembrare, nella serie televisiva ci sono molte verità storiche.
Nell’Isola di Kyushu durante alcuni lavori cantieristici è stata rinvenuta un’antica campana di bronzo le cui iscrizioni testimoniano dell’esistenza passata dell’antico e misterioso popolo di Yamatai. 

                        Campana in bronzo Yamatai

A dire il vero si tratta della seconda campana rinvenuta, una prima era stata scoperta nella località si Sapporo ben 50 anni fa dal professor Nomura durante alcuni studi archeologici, ma in quel caso la campana menzionava solamente il popolo di Yamatai e lo descriveva con ideogrammi precisi ed iscrizioni come un fiero e potentissimo nemico. La campana questa volta ritrovata nell’isola di Kyushu invece riporta iscrizioni e disegni del tutto nuovi ed apparentemente incisi dagli Yamatai stessi. Il reperto è stato subito trasportato presso l’università degli studi archeologici di Tokyo, il cantiere chiuso ed i lavori sospesi. Non hanno dubbi gli esponenti della setta di Imicu, che reputano il ritrovamento dell’antica campana come segno di una prossima fine del mondo e per la quale si sono già mossi con processioni e accampamenti da, per e lungo i luoghi del sito.
Abbiamo diverse notizie circa l'impero Yamatai, dalle fonti cinesi coeve, apprendiamo che nel tardo periodo Jomon (10.500 a.C. - 300 a.C.) era presente una confederazione di stati feudali chiamata con tale nome. Iniziò a svilupparsi al momento delle prime invasioni del Giappone da parte di popolazioni nomadi protonipponiche, attorno al 620 a.C. e si diede un'organizzazione feudale verso il 550 a.C. Esso crebbe notevolmente durante il successivo periodo, l'era Yayoi (300 a.C. - 300 d.C.). Era composto da cinque contee confederate, ognuna governata da un alto ufficiale che forniva loro anche il nome. Ogni "governatore" rispondeva al sovrano, che era però privo di un reale potere. 
L'attuale imperatore del Giappone, tra l'altro, attuale rappresentante della dinastia Imperiale del Giappone discende direttamente dall'antica dinastia Yamato. Due di queste contee si chiamavano "Ikima" (il cui significato dovrebbe essere "montagna dalle cinque vette") e "Mimashiwo" ("tre montagne e quattro falde"). Altre due contee si chiamavano "Mimakakuki" e "Nakatai". La quinta regione si chiamava Amaso. 
Fonti cinesi del VI secolo d.C. narrano che intorno al 215 a.C. una terribile sacerdotessa Yamatai di nome Himika prende il potere con la forza e incoronata imperatrice dell'impero Yamatai.

Statua della regina Himika alla stazione di Kanzaki.

In veste di sacerdotessa-imperatrice, Himika teneva, assai probabilmente, il popolo soggiogato, in ciò aiutata da una guardia pretoriana che la proteggeva e faceva rispettare le leggi in modo perentorio. La sua crudeltà era diventata proverbiale non solo in Gappone ma in tutto l'Oriente. Solo un Jeeg avrebbe potuto fermare il suo regno di nefandezze. 

Takeru giapponese del XIV sec. d.C.


Takeru della serie tv "Jegg Robot d'acciaio"

Nell'antica mitologia giapponese il "Jeeg" era un guerriero difensore del popolo contro le prepotenze di governanti e imperatori. Egli appariva misteriosamente tra lampi di luce e distruggeva ogni forma di male sulla terra. In età feudale giapponese il Jeeg era un guerriero solitario addestrato alle arti marziali e combatteva ogni sopruso da parte dei potenti.  

PERSONAGGI DELLA SERIE TV:


La regina Himika


Ministro Amaso


Ministro Mimashi


Ministro Ikima




lunedì 8 febbraio 2021

CHI E' STATO L'ULTIMO FARAONE EGIZIANO? Non fu Cleopatra l'ultimo faraone egizio.


Circa 4000 anni, è questa la durata della civiltà Egiziana. 

Ma con eccessiva semplificazione i testi didattici pongono la fine dell'impero egiziano al 12 a.C. con la morte di Cleopatra VII Filopàtore. In realtà non è assolutamente così: Cleopatra, celebrata in diversi film Hollywoodiani, aveva poco a che vedere con gli antichi Egizi. Apparteneva alla stirpe tolemaica, di origine greco/macedone. Quando Tolomeo, generale di Alessandro Magno si proclamò re d'Egitto diede vita alla dinastia tolemaica della quale Cleopatra fu l'ultima regina. Non Egiziana, ma greca, ecco le origini di una delle regine più famose della storia di tutti i tempi. Ma chi fu l'ultimo vero Faraone Egiziano? Il suo nome era Pesemetjek, figlio di Amasi. Sesto Africano, storiografo romano vissuto nella seconda metà del II sec. d.C. erroneamente lo chiama Psammecherites, confondendolo però con il suo scriba ufficiale, attribuendogli circa un anno di regno. Manetone, storiografo e scrittore vissuto in Egitto verso la fine del IV sec. a.C. restituisce a Pesemetjek la sua vera identità e la sua storia. Sale al trono nel 530 a.C. all'età di circa 17 anni in un momento storico particolarmente difficile per l'Egitto, segnato da oltre 100 anni di guerre civili e lotte per il potere. Ragazzo colto e molto istruito, aveva ricevuto una ferrea disciplina militare dal generale  e suo protettore Horembhet. "Figlio di Ra - Colui che regna sul giunco e sull'ape", furono questi gli appellativi dell'ultimo faraone egiziano. Appena assunto il potere, nel popolo si accese una nuova speranza, il figlio di Ra venuto per salvare l'Egitto "dai Barbari Persiani".Ma l'Egitto non era più quello di Tutankhamon o di Sethi I, l'esercito non era più quello di Ramses II; non avrebbe mai potuto reggere allo scontro con un esercito nemico di 500 mila uomini, ma il giovane faraone non aveva nessuna intenzione di arrendersi e abbandonare il suo popolo. Nel 529 a.C., nonostante di gran lunga inferiore di numero l'esercito egiziano comandato dal giovane faraone in persona riuscì a respingere il primo attacco persiano infliggendo considerevoli perdite nelle fila nemiche. L'esercito persiano guidato da Ciro II dovette rinunciare al progetto di conquista e ritirarsi a Babilonia, pochi mesi dopo Ciro II muore per le ferite riportate in battaglia. Sale al trono come unico re di Persia il figlio Cambise II che riprende il progetto del padre, con il suo esercito dirige contro l'Egitto. Ma il giovane Pesemetjek nel frattempo aveva reclutato un grande esercito e ben motivato, incoraggiato dal valore e dal coraggio del suo Faraone. Le prime vittorie volsero tutte a favore dell'esercito egiziano, ma il rapporto numerico era di 10 a 1 e così nei pressi di Pelusio Pesemetjek subisce una prima grave sconfitta. Subito dopo molte città egiziane caddero, compresa Tebe; ma non era ancora finita, il faraone organizzò l'ultima resistenza a Menfi. La città resistette all'assedio per circa un anno, difesa dal giovane Faraone fino all'ultima goccia di sangue. Fu espugnata nel 525 a.C.  Cambise, impressionato del valore e dal coraggio del Faraone-ragazzo, ordinò che non venisse toccato, anzi, gli offrì di vivere con tutti gli onori che spettano a un valoroso re, in altre parole, una prigione dorata. Ma un grande re non può vivere in prigione e così si uccise con la sua stessa spada nello sgomento e nella commozione del suo popolo e dello stesso esercito nemico. Nel 525 a.C. muore all'età di 22 anni Pesemetjek: l'ultimo vero Faraone egiziano. E' la fine della millenaria gloriosa civiltà Egizia. 


 

martedì 1 settembre 2020

LA FIERA DEL PETTORUTO - E' stata mai annullata?


 A QUANDO RISALE LA FIERA DEL PETTORUTO?

La Fiera del Pettoruto fa parte della nostra identità culturale, si svolge in località Piano della Fiera (appunto) sin da tempi remoti, collocabile all'età greca e romana. (Emilio Gabba) Infatti, le fiere ed i mercati, già a partire dall'età greca-arcaica si svolgevano immediatamente fuori dai centri abitati e in prossimità di un santuario extra-urbano, che solitamente sorgeva lungo le vie di comunicazione. La fiera aveva per gli antichi un significato socio-economico molto importante: era un momento di incontro e di aggregazione tra i diversi popoli ed era opportunità di commercio e scambi economici. Quello che avviene ancora oggi a distanza di molti secoli.  
In età bizantina (IX-X secolo) il calendario era basato sull’Indizione”, cioè, il periodo utile al pagamento di tasse e tributi, cui nessuno sfuggiva, nemmeno lo stesso Imperatore da qui il modo di dire che si usa in politica “fiscalismo bizantino”, proprio ad indicare l’inflessibilità e la severità di quel sistema.
L’Indizione aveva inizio il 31 Agosto fino al 15 Settembre, la Fiera della Madonna del Pettoruto si colloca, infatti, dall’uno all’otto della “Prima Indizione”. (Filippo Burgarella)
Il popolo si riuniva ancora, a distanza di 14 secoli, in età bizantina, appunto,  in quella spianata, che noi oggi chiamiamo “Piano della Fiera”e li si incontravano compratori e venditori, si vendevano i  propri prodotti in modo da incassare il denaro necessario per pagare le tasse e fare acquisti per la famiglia che doveva affrontare l’inverno ormai alle porte.
È chiaro, dunque, che la Fiera non è stata sempre dedicata alla Madonna: in età greca era dedicata alla dea Era, signora dell’Olimpo e sposa di Zeus. La politica greca per il controllo del territorio era basata proprio sul sistema di santuari extra-urbani intitolati a Era, protettrice della famiglia o a Demeter, protettrice della terra, dei raccolti o, ancora, ad Artemis, signora dei boschi, degli animali. In età romana e altomedievale alle divinità maggiori come Giunona (Era per i Greci), Diana (Artemis) e soprattutto Mercurio (Hermes).
In età bizantina la fiera era dedicata a Agios Sozon (San Sozonte), protettore di Ag. Sostis (San Sosti) di cui l’attuale centro abitato porta il nome.

  Icona di Agios Sozon proveniente da Atene (Donazione, Angela Romolo)



Questo era un fanciullo che viveva in Cilicia, una provincia dell’Impero Romano d’Oriente (attuale Turchia) e martirizzato il l’8 Settembre del 305 sotto l’Impero di Massimiano.
Durante il periodo dell’iconoclastia (la distruzione della immagini sacre e la persecuzione di tutti coloro che le veneravano) scatenata da Leone III Esaurico nel 717, migliaia di persone fuggirono dalla Grecia e trovarono rifugiarono in Italia Meridionale e in Sicilia, tra questi vi erano molti monaci che, giunti in Calabria fondarono grandi monasteri e cenobi. Quelli che si stabilirono sul nostro territorio fondarono il monastero intitolato ad Agios Sozon, (i cui ruderi si conservano in località Badia) il loro Santo protettore, e il centro abitato ne prese il nome: Agios Sostis.


Alla fine dell’XI secolo il Kastrum di Agios Sostis finisce in mano normanna come il resto della Calabria, così, i Normanni (i Vichinghi proveniente dalla Normandia), convertiti ormai al Cristianesimo e nemici giurati dei Bizantini, cercarono di cancellare ogni traccia del rito Bizantino(tuttavia senza risultato), proibendo la festa e la Fiera in onore di Ag. Sozon, intitolandole alla Madonna del Pettoruto.



E' stata mai annullata la fiera del Pettoruto? 

Nel corso dei secoli la fiera fu annullata due volte: 

- Nel 186 a.C. venne emanato il Senatus Consultum de Baccanalibus Ordnibus che vietava ogni manifestazione che potesse creare disordine pubblico, quali riti religiosi non tollerati, fiere e mercati legati a queste tradizioni di origine orientali.

- Nel 32 a.C. fu emanata la Coniuratio Italiae et Provinciarum che conferiva ad Ottaviano Augusto i poteri straordinari in vista della guerra civile contro Lepido e Marco Antonio. Era una sorta di chiamata alle armi contro i nemici di Roma, ragion per cui si sospendevano tutte le attività e manifestazioni che avrebbero potuto creare disordini. 
Dopo 2000 anni, la nostra fiera viene di nuovo annullata, questa volta non per volontà politica o problemi di ordine pubblico, bensì a causa di un male di proporzioni planetarie: la pandemia da Covid-19. Ma la fiera del Pettoruto non è annullata per sempre, ritornerà in "tempi migliori" con più slancio e vigore perchè fa parte della nostra vita, della nostra identità di Sansostesi.
Un popolo che dimentica le proprie origini è come un malato mnemonico, cioè, un soggetto afflitto da grave patologia cerebrale che ha comportato la perdita della memoria. Egli no sa più chi è, non ricorda nulla del suo passato, tutta la sua vita precedente è stata cancellata. Come potrà pianificare e costruire il suo futuro?
Conservare gelosamente la nostra fiera millenaria è una priorità 

domenica 13 gennaio 2019

L'UNPLI PREMIA STEFANO VELTRI

E' stato premiato Stefano Veltri dall'UNPLI per il miglior video-documentario sulla valorizazione e promozione del patrimonio culturale e paesaggistico di San Sosti e del suo territorio. Il titolo del progetto è "Viaggio nelle culture e nel patrimonio delle Calabrie", il tema affrontato da Stefano è "San Sosti e il suo territorio", un documentario sulle bellezze paesaggistiche e archeologiche di San Sosti. Mesi di duro lavoro, di studio, riprese e montaggio video e audio, alla fine hanno dato risultati più che soddisfacenti che hanno portato alla premiazione di Stefano nell'ambito della manifestazione che si è tenuta all'hotel 501 di Vibo Valentia,  come migliore lavoro. Ruolo fondamentale è anche quello della pro loco "Artemisia" di San Sosti, che già da qualche anno ha ottenuto il servizio civile. La premiazione di Stefano e della pro loco è motivo di vanto, non solo per San Sosti, ma per l'intera valle dell'Esaro. Durante la cerimonia è stato siglato un protocollo d'intesa tra l'UNPLI, il museo Artemis dei 56 comuni del Parco Nazionale del Pollino e la pro loco di San Sosti.  

lunedì 22 ottobre 2018

Museo Artemis: Mostra Archeologica "MITI ED EROI"


La mostra dei reperti archeologici è la fase conclusiva di un ciclo di studi.
Prima di essere esposto, ogni oggetto viene catalogato e studiato in ogni minimo dettaglio e inserito nel contesto di provenienza, il tema. Il tema di questa mostra è il mito.
L'abbiamo dedicata alla scure martello, la famosa ascia custodita al British Museum di Londra e al suo offerente, Kyniskos, l'atleta-guerriero vincitore di ben 4 edizioni dei giochi olimpici.
I reperti esposti nelle vetrine sono oggetti di uso quotidiano, oggetti votivi, oggetti rituali.
Oggetti che ricordano il culto e la devozione a divinità come Athena, Era, Demeter, Persephone. Lo stesso Kyniskos ha tributato la sua ascia in dono a Era come ringraziamento per le sue imprese guerresche e sportive.
Non abbiamo l'ascia, purtroppo, ma abbiamo una copia fedele all'originale realizzata dal maestro Paolo Oliva che potrete ammirare durante la visita.
Particolarmente interessanti sono due olle biconiche di uso funerario, provenienti dal territorio di Bisignano, risalenti all'XI sec. a.C. Sono di tipo protovillanoviano, in uso presso gli Etruschi della Campania.
In fase di studio ci siamo accorti che una delle due olle presenta sul fondo una svastica incisa.

Questo tipo di raffigurazione rappresentava la divinità solare, la vittoria della luce sulle tenebre.

Inaugurazione mostra "Miti ed Eroi" 16 Ottobre 2018


Inaugurazione mostra "Miti ed Eroi" 16 Ottobre 2018

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ORARIO:

Martedì, Mercoledì, Giovedì 09:30 - 13
Venerdì, Sabato 09:30 13:00 - 17:00 - 19:00
Domenica su prenotazione.

venerdì 21 ottobre 2016

LE MERAVIGLIE ARCHEOLOGICHE DEL POLLINO RACCOLTE IN UN VOLUME - Articolo pubblicato in "Gazzetta del Sud" del 9 Ottobre 2016


                  Olimpia: foto ricostruzione storica "Kyniskos Offerente"

Articolo pubblicato in "Gazzetta del Sud" del 9 Ottobre 2016
A cura di Alessandro Amodio
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E' in uscita il V Volume di "Tesori del Parco del Pollino". L'opera curata dagli archeologici sansostesi Angelo e Giovanni Martucci oltre che da Luca Ricca della "Martus Editore" che è di stanza proprio nella cittadina del Pettoruto e porta come titolo "Kyniskos, il campione della dea Era". Il libro fa parte d'una collana di opere a carattere prettamente scientifico, finanziata dall'Ente Parco Nazionale del Pollino. Il volume in uscita contiene i risultati delle ricerche, condotte in collaborazione con l'Università della Calabria ed il Polo Museale della Calabria di Sibari, su Kyniskos, l'offerente della scure-martello che è sempre custodita al British Museum di Londra e che è stato più volte reclamato per il suo rientro pur temporaneo in Italia e, possibilmente, proprio all'interno del Museo di Sibari. Si tratta di uno dei reperti più importanti finora rinvenuto nella Magna Grecia, donato alla dea Era nella seconda metà del VI secolo avanti Cristo. Su Kyniskos proprio Angelo Martucci afferma: "la guerra, la palestra, il senso di lealtà verso la propria polis, l'orgoglio di appartenenza alla propria stirpe, hanno fatto di un uomo un mito, una leggenda, ricordato attraverso i secoli  e celebrato dai più grandi dai più grandi artisti del mondo antico, primo tra tutti Policleto. A distanza di duemilacinquecento anni, infatti, il mito di Kyniskos è stato rievocato ancora una volta in occasione dei giochi olimpici del 2016 con una ricostruzione storica presentata ad Olimpia alla vigilia dell'apertura dei giochi.

lunedì 3 agosto 2015

MA CHI ERA VERAMENTE JIM MORRISON? - But who was really Jim Morrison?

Jim Morrison

A CURA DI ANGELO MARTUCCI
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Io sono sicuro che tanti odiosi capelloni che infestano le università e le piazze italiane con le loro pose da "alternativi selvaggi", che se ne fottono delle masse e del rispetto per il prossimo perchè si sentono tanto "fighi" e usano questo rivoltante clichè per abbordare ingenue fanciulle vogliose, avranno da ridire su questa mia recensione.
E sono sicuro che non mancheranno i tanti segaioli che puntualmente non sapranno di cosa sto effettivamente parlando ma che non tarderanno a tributarmi lo scontato flusso di peti provenienti dalle loro limitate capacità di comprensione. I toni forti che uso vogliono esprimere tutto lo sfogo alla rabbia che covavo ormai da tempo in merito all'immagine distorta che il cinema e la stampa hanno dato di questo grande esponente della letteratura americana della seconda metà degli anni 60', del "poeta maledetto".
Voglio, pertanto, dire qualche parolina che mi tiro dietro da anni sui Doors e in particolare sul loro leader Jim Morrison, l'Artista, il Re Lucertola, il Poeta e soprattutto su quella massa di "scimmie urlatrici" che si credono artisti "arrivati" solo per il fatto di zompettare e farsi le pugnette durante le loro pietose esibizioni, nel loro pietoso tentativo di imitare il mito Morrison. 
Ma, incominciamo proprio da Jim Morrison: per la massa di cazzoni e decerebrati, Jim rappresenta solo lo sballo, la trasgressione, gli eccessi, la droga. Mentre nella testa delle ragazzine libidinose e sempre "bagnate", scatta il pensiero del sesso sfrenato. Per loro Jim non è il "dio del rock", come più volte è stato definito da testate giornalistiche di gran rispetto, per queste affamate di sesso estremo, Jim è il "dio del cazzo", inteso come instancabile scopatore (che, tra l'altro lo era davvero). 
Da cultore dei Doors, non posso che provare un immenso senso di disgusto. Non esaggero affato quando dico che Jim "ha fatto un'epoca"; dall'alto del suo QI pari a 150 (ricordiamo che il QI di Einstein era 160), si è battutto, e lo ha fatto con tutte le sue forze, contro un sistema socio-politico conservatore e bigotto. Jim, intanto, era un divoratore di libri (cosa che fa rabbrividire i frocetti degli anni 90' e 2000, con i loro ridicoli jens caduti e la cannetta di "Maria" pronta nel pacchetto delle sigarette) a tal punto che i suoi professori, spesso, si trovavano in disaggio in sua presenza e, addirittura, gli facevano tenere delle lezioni in classe su autori e filoni letterari del suo tempo o di poco precedenti, di cui loro stessi ne ignoravano l'esistenza.  Era, dunque, un personaggio pericoloso e sovversivo e bisognava fermarlo con ogni mezzo....
Proviamo, solo per un attimo ad immaginare un giovane, culturalmente "illuminato", con una certa immagine, perchè no...? Che invitava i suoi coetanei a ragionare con la propria testa, a liberarsi di certi retaggi di regime.. (certamente non incontrava il consenso della "classe dirigente e dei "ben pensanti").Quanto è attuale Jim a distanza di 50 anni...!!! Alla fine, il sistema che ha sempre combattutto lo ha ucciso.... I giovani? Oggi? Credono di essere emancipati, altrnativi. Cazzate! Mucchio di cadaveri deambulanti e inconsapevoli, schiavi dell'immagine e di un'economia globalizzata, psicopatici che si credono acculturati, fanno "copia-incolla" delle "frasette trovate su Google o ancora peggio, traducono e pubblicano gli scritti del grande Jim o di altri autori/filosofi del 700' e dell'800' spacciandoli come propri; ecco cosa sono le giovani generazioni...!!! 
Assistere ad un'esibizione di Jim Morrison significava assistere ad una tragedia antica e moderna nello stesso tempo. Lui non si limitava a cantare, Jim interpretava; trasmetteva e trasmette ancora, un universo di emozioni: il suo corpo era il palco scenico, il suo spirito ne era il protagonista. Questo e molto di più era Jim Morrison. 
Passiamo ora, come anticipato, alle varie tribute band. Veri e propri abomìni nel 99% dei casi; ognuna ostenta il proprio istrione, la propria "scimmia urlattrice", con tanto di pantaloni di pelle e camicia anni 60', che si dimena come una vecchia puttana in preda ad un attacco di lombo-sciatalgia in fase acuta. Veri e propri crapuloni attempati, al limite del grottesco, convinti che una sbornia e una masturbazione in pubblico li renda uguali alla legenda del rock. Da amante, quasi maniacale, del mito Morrison posso vantare in tutta onestà di aver assistito a diverse performance di gruppi improvvisati, o peggio ancora, organizzati che, puntualmente mi hanno causato un profondo stato di turbamento e di disgusto. Quanto sono lontani dalla realtà!
Due sole eccezioni, due band hanno attirato la mia attenzione e catturato il mio "soul", The Indian Sunset e Easy Ride. Due interpreti d'eccezione: Vincenzo Oliva, singer di Indian Sunset e Luca Correale, singer di Easy Ride. 
Vincenzo sembra la reincarnazione di Jim e questo lo posso affermare con estrema certezza. Quando lui è in scena sembra che Jim è con lui, sembra che lui danzi con gli spiriti degli sciamani indiani, riesce a creare un corridoio spazio-temporale e proiettare la mente dello spettatore a quei fatidici anni della "Contestazione giovanile americana", di cui Jim ne fu il principale ispiratore. 
Vincenzo Oliva
Luca riesce a trasmettere con il cuore, direttamente al cuore dello spettatore; la sua voce calda e intensa causa uno stato di sconvolgimento cognitivo, crea un labirinto psichico in cui ci si perde, ma lui è la guida.
Ecco cosa significa sentire e trasmettere la musica dei Doors! Far rivivere la magia, gli attimi. 

Luca Correale
Due modi completamente diversi di interpretare il mito Morrison, ma sorprendentemente efficati che rendono questi due interpreti assolutamente degni di riportare in scena uno tra i più grandi miti della storia della musica mondiale: Jim Morrison.