Pauciuri
è una contrada di Malvito posta a nord-est del centro abitato, sulla riva
sinistra del fiume Esaro.
Gli
scavi archeologici iniziati nel 1979, hanno riportato alla luce i resti di un
grande abitato di età romana.
Durante
la prima fase di studi il sito era stato identificato come una statio,
costruita nei pressi della via istmica ionico-tirrenica che un tempo metteva in
comunicazione la polis greca di Sybaris con le sub-colonie del Tirreno.
Le
stationes romane erano una specie di aree di servizio che venivano costruite
sulle strade principali, a distanze più o meno regolari, molto simili agli
autogrill moderni.
Ma,
le ultime indagini hanno portato a riconsiderare questa tesi. Non si tratta di
una statio. Le dimensioni dell’area scavata e le ricognizioni di superficie
suggeriscono, che siamo di fronte ad una scoperta archeologica molto più
interessante di quanto si potesse immaginare all’inizio delle ricerche.
L’analisi
del contesto territoriale evidenzia un grande abitato che si estendeva su
un’area molto vasta, infatti a circa un chilometro di distanza in direzione
sud-est sono state rinvenute due fornaci che facevano parte di un’officina per
la lavorazione della ceramica e del materiale fittile. È uno dei tanti centri
produttivi pertinenti all’antico abitato romano.
La
prima struttura scavata è questa: è il ninfeo, cioè una fontana monumentale di
uso cultuale, costruita con un sistema di ingegneria idraulica che non ha nulla
da invidiare alle nostre fontane moderne.
L’acqua
sgorgava dalle cannule creando dei veri e propri effetti artistici, piccole
cascate e getti.
La
struttura era abbellita da almeno tre sculture, che purtroppo sono andate
perdute nel corso dei secoli.
In
età altomedievale il ninfeo perse la sua funzione e fu utilizzato come frantoio
per la molitura delle olive.
A
breve distanza si trovano le latrine pubbliche e l’impianto per lo smaltimento
delle acque.
Uno
degli edifici più importanti dell’abitato romano di Pauciuri è il grande
portico colonnato, risalente al II-I sec. a.C. di cui si conservano le basi
delle colonne impostate sul muro perimetrale.
Nel
corso del I e del II secolo d.C. la zona del portico cambiò destinazione d’uso:
furono costruiti una serie di ambienti adibiti ad abitazioni, provvisti di
terme pubbliche e private.
Sul
lato Nord-Est del grande portico viene costruita l’esedra, risalente al I sec.
d.C.
È
un edificio a pianta semi-circolare che aveva funzioni religiose e di
abbellimento architettonico.
In
età tardo-romana l’esedra viene utilizzata come monumento sepolcrale di un
personaggio importante.
È
proprio in questa tomba che fu rinvenuta un’enkolpia, cioè una croce pettorale
proveniente dall’area siro-palestinese databile al V-VI sec. d.C. appartenente
ad un pellegrino di ritorno dalla Terra Santa.
Sul
rovescio della croce è inciso il nome Ioannes.
Tra
l’VIII e il IX sec. d.C. l’abitato fu per gran parte abbandonato, sui muri
delle antiche strutture romane vengono scavate delle tombe. Questa è l’ultima
fase di vita del grande abitato di Pauciuri prima del suo abbandono definitivo.
Nell’estate
del 2003 è stata ampliata l’area di scavo, in direzione Sud-Est. Sono state
messe in evidenza le creste di antiche strutture, che si è preferito ricoprire poiché
le ricerche stratigrafiche erano solo all’inizio, quindi, per ovvi motivi di
tutela,
Le
prime ed incomplete indagini stratigrafiche hanno permesso di stabilire una
parziale sequenza diacronica di questa parte di abitato.
La
fase di vita più antica finora documentata è quella di IV a.C. secolo,
attestata dal rinvenimento di ceramica a vernice nera relativa a quel periodo.
Le
strutture parzialmente scavate risalgono al I sec. a.C. e furono abitate fino
all’inizio dell’età tardo-antica, come ci testimonia un sesterzio in bronzo di
Massimino il Trace databile tra il 235 e il 238 d.C.
Dai
primi risultati ottenuti dallo studio dei materiali archeologici e delle
strutture murarie possiamo ipotizzare che la nuova area scavata nel 2003
ospitava parte dell’abitato più antico abbandonato tra il III e il IV sec. d.C.
per motivi che ancora non conosciamo.
Uno
degli edifici più interessanti, parzialmente scavato nel 2003 è il grande horreum,
cioè, un granaio e magazzino di deposito. In base ai primi dati acquisiti dalla
scavo possiamo datare il complesso al III-II sec. a.C.
Tra
VI-VII sec. d.C. l’abitato aveva completamente mutato aspetto e destinazione
d’uso; gran parte degli edifici di età romana furono utilizzati come luoghi di
sepolture.
La
zona dove un tempo sorgeva maestoso il ninfeo viene adibita centro produttivo:
il ninfeo stesso viene trasformato in frantoio per la molitura delle olive,
mentre sul lato destro dell’antico monumento romano fu costruita una
casa-bottega.
Si
tratta di una fornace per la cottura dei laterizi, con abitazione annessa.
La
fornace, parzialmente scavata nel 2000, contiene ancora l’ultima infornata di
tegole; ciò significa che l’insediamento fu abbandonato all’improvviso di
seguito ad un evento traumatico.
Le
campagne di ricerche archeologiche finora condotte nel sito di Pauciuri hanno
fornito dati scientifici indispensabili alla ricostruzione degli eventi storici
ed insediativi riguardanti l’antico abitato, ma ci sono ancora molte domande in
attesa di risposte, per esempio, non sappiamo ancora con certezza quanto era
grande l’abitato in età romana.
Solo
una nuova campagna di scavi archeologici in estensione potrà riportare alla
luce le strutture ancora sepolte e svelare il mistero che avvolge la città
romana di Pauciuri.