mercoledì 27 maggio 2015

Un’efficace proposta-progetto per la ricerca, lo studio, la catalogazione, la valorizzazione, la promozione e la diffusione del sito archeologico di Pauciuri

Pauciuri è una contrada di Malvito posta a nord-est del centro abitato, sulla riva sinistra del fiume Esaro.
Gli scavi archeologici iniziati nel 1979, hanno riportato alla luce i resti di un grande abitato di età romana.
Durante la prima fase di studi il sito era stato identificato come una statio, costruita nei pressi della via istmica ionico-tirrenica che un tempo metteva in comunicazione la polis greca di Sybaris con le sub-colonie del Tirreno.
Le stationes romane erano una specie di aree di servizio che venivano costruite sulle strade principali, a distanze più o meno regolari, molto simili agli autogrill moderni.
Ma, le ultime indagini hanno portato a riconsiderare questa tesi. Non si tratta di una statio. Le dimensioni dell’area scavata e le ricognizioni di superficie suggeriscono, che siamo di fronte ad una scoperta archeologica molto più interessante di quanto si potesse immaginare all’inizio delle ricerche.
L’analisi del contesto territoriale evidenzia un grande abitato che si estendeva su un’area molto vasta, infatti a circa un chilometro di distanza in direzione sud-est sono state rinvenute due fornaci che facevano parte di un’officina per la lavorazione della ceramica e del materiale fittile. È uno dei tanti centri produttivi pertinenti all’antico abitato romano.
La prima struttura scavata è questa: è il ninfeo, cioè una fontana monumentale di uso cultuale, costruita con un sistema di ingegneria idraulica che non ha nulla da invidiare alle nostre fontane moderne.
L’acqua sgorgava dalle cannule creando dei veri e propri effetti artistici, piccole cascate e getti.
La struttura era abbellita da almeno tre sculture, che purtroppo sono andate perdute nel corso dei secoli.
In età altomedievale il ninfeo perse la sua funzione e fu utilizzato come frantoio per la molitura delle olive.
A breve distanza si trovano le latrine pubbliche e l’impianto per lo smaltimento delle acque. 
Uno degli edifici più importanti dell’abitato romano di Pauciuri è il grande portico colonnato, risalente al II-I sec. a.C. di cui si conservano le basi delle colonne impostate sul muro perimetrale.    
Nel corso del I e del II secolo d.C. la zona del portico cambiò destinazione d’uso: furono costruiti una serie di ambienti adibiti ad abitazioni, provvisti di terme pubbliche e private.
Sul lato Nord-Est del grande portico viene costruita l’esedra, risalente al I sec. d.C.
È un edificio a pianta semi-circolare che aveva funzioni religiose e di abbellimento architettonico.
In età tardo-romana l’esedra viene utilizzata come monumento sepolcrale di un personaggio importante.
È proprio in questa tomba che fu rinvenuta un’enkolpia, cioè una croce pettorale proveniente dall’area siro-palestinese databile al V-VI sec. d.C. appartenente ad un pellegrino di ritorno dalla Terra Santa.
Sul rovescio della croce è inciso il nome Ioannes.
Tra l’VIII e il IX sec. d.C. l’abitato fu per gran parte abbandonato, sui muri delle antiche strutture romane vengono scavate delle tombe. Questa è l’ultima fase di vita del grande abitato di Pauciuri prima del suo abbandono definitivo.
Nell’estate del 2003 è stata ampliata l’area di scavo, in direzione Sud-Est. Sono state messe in evidenza le creste di antiche strutture, che si è preferito ricoprire poiché le ricerche stratigrafiche erano solo all’inizio, quindi, per ovvi motivi di tutela,
Le prime ed incomplete indagini stratigrafiche hanno permesso di stabilire una parziale sequenza diacronica di questa parte di abitato.
La fase di vita più antica finora documentata è quella di IV a.C. secolo, attestata dal rinvenimento di ceramica a vernice nera relativa a quel periodo.
Le strutture parzialmente scavate risalgono al I sec. a.C. e furono abitate fino all’inizio dell’età tardo-antica, come ci testimonia un sesterzio in bronzo di Massimino il Trace databile tra il 235 e il 238 d.C.
Dai primi risultati ottenuti dallo studio dei materiali archeologici e delle strutture murarie possiamo ipotizzare che la nuova area scavata nel 2003 ospitava parte dell’abitato più antico abbandonato tra il III e il IV sec. d.C. per motivi che ancora non conosciamo.
Uno degli edifici più interessanti, parzialmente scavato nel 2003 è il grande horreum, cioè, un granaio e magazzino di deposito. In base ai primi dati acquisiti dalla scavo possiamo datare il complesso al III-II sec. a.C.
Tra VI-VII sec. d.C. l’abitato aveva completamente mutato aspetto e destinazione d’uso; gran parte degli edifici di età romana furono utilizzati come luoghi di sepolture.
La zona dove un tempo sorgeva maestoso il ninfeo viene adibita centro produttivo: il ninfeo stesso viene trasformato in frantoio per la molitura delle olive, mentre sul lato destro dell’antico monumento romano fu costruita una casa-bottega.
Si tratta di una fornace per la cottura dei laterizi, con abitazione annessa.
La fornace, parzialmente scavata nel 2000, contiene ancora l’ultima infornata di tegole; ciò significa che l’insediamento fu abbandonato all’improvviso di seguito ad un evento traumatico.
Le campagne di ricerche archeologiche finora condotte nel sito di Pauciuri hanno fornito dati scientifici indispensabili alla ricostruzione degli eventi storici ed insediativi riguardanti l’antico abitato, ma ci sono ancora molte domande in attesa di risposte, per esempio, non sappiamo ancora con certezza quanto era grande l’abitato in età romana.

Solo una nuova campagna di scavi archeologici in estensione potrà riportare alla luce le strutture ancora sepolte e svelare il mistero che avvolge la città romana di Pauciuri.



mercoledì 6 maggio 2015

SUPERARE LE DIFFICOLTA' PER LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO L'Amministrazione di San Sosti punta su Castello della Rocca e Casalini

Sono tristemente note le difficoltà economiche da parte di piccole amministrazioni come quella di San Sosti per la gestione delle aree archeologiche, le quali necessitano di continui interventi di manutenzione indispensabili per loro conservazione. E' altrettanto noto lo sperpero di fiumi di denaro pubblico da parte delle istituzioni (Sovrintendenze, Regioni), caso eclatante quello di Pompei, dove sono stati spesi decine di milioni di Euro, ciò nonostante, le antiche strutture continuano a sbriciolasi e crollare. Per non parlare del recente caso del sito di Capo Colonna (Crotone), una delle aree archeologiche più belle ed importante del Sud Italia. Sono stati stanziati circa 3 milioni di Euro, non per la prosecuzione degli scavi archeologici o per la tutela dell'area già scavata, ma per la costruzione di un parcheggio sulle rovine dell'antica Kroton. Una terrificante gettata di cemento ha distrutto per sempre le vestigia della polis greca dove Pitagora aveva fondato la sua scuola nella seconda metà del VI sec. a.C.
In controtendenza è il comune di San Sosti, dove l'attuale Amministrazione, presieduta dal Sindaco Vincenzo De Marco, pur versando in una situazione economica critica, come tutti i piccoli comuni italiani, ha inteso puntare il suo sviluppo sul turismo culturale ed ambientale, partendo dal recupero delle sue aree archeologiche: Castello della Rocca e Casalini (Artemisia), affidandone la manutenzione, a titolo gratuito, ad un gruppo di giovani laureati in Archeologia ed esperti nel settore. Presto,  i due siti archeologici più importanti di tutta la valle dell'Esaro ritorneranno ad essere visitabili, anche in vista della stagione turistica ormai  alle porte.   
Il Castello della Rocca è una fortificazione posta all'imbocco della Gola del torrente Rosa a quota 551 m. s.l.m.
Sin da tempi antichissimi questa fortificazione sul Rosa proteggeva la via istmica che metteva in comunicazione lo Ionio al Tirreno.
I resti monumentali si riferiscono alla fase bizantina di X-XI secolo d.C.
Ma la campagna di scavo archeologico condotta nel 2004 dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Calabria in collaborazione con l'UNICAL hanno fornito nuovi, importanti dati scientifici che hanno spostato la frequentazione del sito di diversi secoli. I primi interventi di pulizia e di recupero, in corso d'opera, stanno interessando il lato Sud-Est del castrum, che anticamente costituiva l'ingresso fortificato all'acropoli. Da qui, si estenderanno a tutta l'area in questione ed ai Casalini, la città-fortezza risalente al IX-X sec. d.C., posta a quota 896 m. s.l.m., a strapiombo sulla basilica della Madonna del Pettoruto. 
A. Martucci